L’esistenza a Capriano, frazione di Briosco, di una chiesa dedicata a Santo Stefano è citata per la prima volta nel Liber Notitiae Sanctorum Mediolani di Goffredo da Bussero, compilato nel 1289. La chiesa di Capriano è indicata come appartenente alla pieve di Agliate.
La parrocchia, dedicata a Santo Stefano Protomartire, esisteva già nel 1564 (anno a cui risale il più antico registro parrocchiale, quello dei battesimi), ma in qualità di "mercenaria" o "sussidiaria" della parrocchia di San Martino di Veduggio, non essendo essa dotata dei mezzi economici necessari al mantenimento di un sacerdote fisso. A quell'epoca, la cura delle anime era per lo più esercitata dal parroco di Veduggio.
Il 1º settembre 1578 l'arcivescovo di Milano Carlo Borromeo compì una veloce visita pastorale a Capriano, trovando la chiesa in fase di costruzione (si trattava quasi certamente di una ricostruzione e ampliamento di un preesistente edificio di piccole dimensioni). San Carlo ordinò che fosse rimossa la cappella allora esistente sul lato meridionale, che si costruisse un campanile e che si provvedesse a dotare la chiesa dei paramenti sacri e di quanto necessario per la celebrazione del culto. Gli atti della visita attestano che a Capriano da mesi non si celebrava la santa messa e che il popolo si recava nella chiesa di Veduggio, da cui Capriano dipendeva.
Il 14 luglio 1608 anche il cardinale Federico Borromeo si recò in visita a Capriano, trovando la chiesa in condizioni ancora molto modeste e ancora priva di campanile. L’altare non era ancora stato consacrato; le pareti erano imbiancate ma prive di decorazioni. Non c’era nemmeno un crocifisso sopra l’altare e mancava un armadio per conservare le suppellettili. La sacrestia era stata da poco costruita. Il cimitero era all’esterno della chiesa, davanti alla facciata e sul lato settentrionale. Gli atti di quella visita ci informano che le “anime” di Capriano erano 200 e che la chiesa non aveva ancora alcuna dotazione patrimoniale. Tuttavia, si cominciano a notare i segni di un miglioramento della situazione economica; lo prova anche il fatto che attorno alla metà del Seicento i caprianesi erano in grado di aggiungere alla chiesa la cappella in onore di Sant'Antonio da Padova, grazie all’intervento della famiglia dei Medici da Seregno, che tra la fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento avevano scelto Capriano per la loro residenza.
Tra il 1724 ed il 1727 si ebbe un ampliamento della chiesa, con la costruzione del coro, di una nuova abside e dell'altare maggiore. Si deve a questo intervento l’inserimento di due coppie di colonne che conferivano all’edificio sacro una partizione in tre brevi navate. Gli atti della visita dell’arcivescovo Pozzobonelli del 1759 ci informano dell’esistenza di una seconda cappella, dedicata alla Beata Maria Vergine del Monte Carmelo; essa conteneva una statua lignea della Madonna col Bambino Gesù, descritta come “opera scultorea eseguita con maestria ed elegantemente dipinta con oro e vari colori”. Dopo centocinquant’anni dalla visita di Federico Borromeo, gli abitanti erano saliti a 497.
Nella parrocchia di Capriano (ufficialmente ancora “mercenaria” di quella di Veduggio) esistevano allora tre oratori: quello della Beata Maria Vergine Addolorata, nella residenza dei Medici da Seregno, quello di San Giovanni Battista, nel palazzo della famiglia Annoni, e l’oratorio campestre di San Giuseppe, costruito dalla pietà popolare, attorno al 1728-1730, sul luogo dove era stato allestito un lazzaretto per ricoverare gli ammalati in occasione della peste del 1630.
All’inizio dell’Ottocento, si giunge ad un evento particolarmente importante per la comunità di Capriano; il 23 agosto del 1804 la parrocchia mercenaria di Capriano veniva eretta in “vero e reale e perpetuo Beneficio Parrocchiale Ecclesiastico”, cioè in vera e propria parrocchia indipendente. Il primo parroco della parrocchia autonoma di Capriano fu il sacerdote Giovanni Gervasoni, nominato il 28 novembre 1804.
Nel 1812 venne finalmente risolta la lunga vertenza relativa alla cascina Naresso, che fu staccata dalla parrocchia di Briosco e aggregata alla parrocchia di Capriano. È da notare che ancora oggi vige tale aggregazione, sebbene la località Naresso appartenga al territorio del comune di Besana Brianza.
In quei primi anni del secolo era stato restaurato il campanile, intervento ripetuto tra il 1826 e il 1828 con la sostituzione del complesso campanario e l'aggiunta di una campana. Tra il 1831 e il 1832 il campanile fu dotato di un orologio.
Tra il 1831 e il 1835 la chiesa subisce un restauro generale che le ha conferito l’aspetto oggi visibile: il progetto, elaborato dall'architetto comasco Biagio Magistretti (1779-1846), che volle eliminare la ripartizione in navate, cambiò notevolmente il volto della chiesa. Del 1840-41 sono gli affreschi con i Quattro evangelisti ed il Martirio di santo Stefano, entrambi eseguiti dal pittore Giovanni Battista Airaghi. Nel 1842 venne costruito l'organo, opera di Adeodato Bossi di Bergamo. Seguì, tra il 1843 e il 1846, la ristrutturazione della torre campanaria, su progetto dell'ingegner Carlo Cereda. Nel decennio successivo venne spostato il cimitero, in precedenza situato accanto alla chiesa.
Il 5 maggio 1931, nel corso della sua visita pastorale, il cardinale Ildefonso Schuster, arcivescovo di Milano, consacrò ufficialmente la chiesa di Capriano, fino ad allora solamente benedetta. La consacrazione è ricordata in una targa presso l'altare di Sant'Antonio. Nel 1936 la chiesa venne decorata sia all’interno che all’esterno, furono rinnovate alcune pitture, rifatte a nuovo le pareti e le lesene in muratura.
Durante l’ultima guerra dovettero essere sacrificate le campane, che solo nel 1947, grazie al generoso contributo di tutta la popolazione, furono sostituite con un concerto di cinque campane allestito dalla ditta Francesco D’Adda di Crema. Tra il 1965 e il 1967, la plurisecolare e cadente casa parrocchiale, che si trovava sulla destra della chiesa e con la quale era in comunicazione per mezzo di una porta, fu demolita ed una nuova abitazione per il parroco (su disegno del geometra Pierino Ronzoni) fu costruita sul fianco opposto, staccata dalla chiesa. Dove sorgeva la vecchia casa parrocchiale fu eretta una grotta dedicata alla Madonna di Lourdes, davanti alla quale fu ricavato un modesto piazzale. La grotta fu inaugurata il 25 luglio del 1966. Entrambe le iniziative furono volute da don Massimo Crespi.
In anni più vicini a noi, nel 1976, furono restaurate e ridipinte le pareti interne della chiesa e le porte. Altri lavori di restauro e abbellimento vennero effettuati nel 1995; in questa occasione l’abside semicircolare venne decorata con un affresco che rappresenta le dodici porte (con riferimento anche alle dodici tribù di Israele) della Gerusalemme celeste, opera di Anita Colombo e Arben Vogli. Lavori di ristrutturazione subirono anche la cantoria e l’organo (poi restaurato nel 1996), mentre la porta principale fu dotata di una bussola. Tra il 1994 ed il 1995 si sono effettuati altri interventi di restauro, è stata rinnovata la pavimentazione, mentre veniva radicalmente ristrutturato l'altare maggiore, solennemente riconsacrato il 16 luglio 1995 dal vicario episcopale monsignor Giovanni Giudici.
(Testo di Domenico Flavio Ronzoni)
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